La storia ha seguito il tempo, che si è inventato il trascorrere.
E dunque i regni si sono arrampicati sugli argini, per scivolare all'orizzonte.
Dal passato si allungano le tracce del destino. Della terra e dell'acqua.
Dove vado con un cavallo in mano? Eppure ai bordi del corridoio le mure sono spesse. Sarà sbattendo la testa che aprirò un buco. Da lì guarderò il mare.
Chissà se mi potrò bagnare, senza sfiorare la sabbia. Ma non è qui che voglio stare, forse morire, non vivere.
Sfiorando il sale con lingua, tornerò nel corridoio.